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lunedì 23 luglio 2012

Michael Pacher e il Maestro di Uttenheim



Maestro di Uttenheim,
Sant'Agostino tra i canonici
Convento di Novacella
1470 circa

La figura del Maestro di Uttenheim (o nella forma italianizzata Maestro di Villa Ottone), ha creato non pochi problemi alla formulazione filologica del corpus d'opera di Michael Pacher. In passato infatti molte opere dell'artista proveniente dalla valle Aurina furono attribuite a Pacher e viceversa. Quello che indusse in errore gli storici dell'arte del secolo scorso, furono le inclinazioni estetiche dei due soggetti ed una superficiale lettura del testo prospettico. 
Ambrogio Lorenzetti,
Annunciazione
Pinacoteca di Brera
1344
Il primo rimase legato ad una impostazione trecentesca della visione che ben rifletteva la cultura imperante in bassa Pusteria. Si pensi a tal proposito all'altare di sant'Agostino presso il Convento di Novacella. Queste tavole mediano con la cultura fiamminga, il richiamo italico dello spazio dato da Ambrogio Lorenzetti. In Pacher il richiamo all'Italia giunge attraverso la rinascenza fiorentina guardando interpreti come Andrea Mantegna. Per questo motivo, ma non solo, le differenze tra i due artisti sono da ritenersi importanti. Il progressivo avvicinamento stilistico di Uttenheim nei confronti dell'artista brunicense lo si deve a partire dall'esecuzione dell'Altare dei Padri della Chiesa che Michael realizzò proprio nel Convento novacellese, ove era solito lavorare il maestro aurino e dove non escludo che quest'ultimo  possa aver attinto concetti nuovi per le sue opere successive.
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