Maestro di Uttenheim, Sant'Agostino tra i canonici Convento di Novacella 1470 circa |
La figura del Maestro di Uttenheim (o nella forma italianizzata Maestro
di Villa Ottone), ha creato non pochi problemi alla formulazione filologica del
corpus d'opera di Michael Pacher. In passato infatti molte opere dell'artista
proveniente dalla valle Aurina furono attribuite a Pacher e viceversa. Quello
che indusse in errore gli storici dell'arte del secolo scorso, furono le
inclinazioni estetiche dei due soggetti ed una superficiale lettura del testo
prospettico.
Ambrogio Lorenzetti, Annunciazione Pinacoteca di Brera 1344 |
Il primo rimase legato ad una impostazione trecentesca della
visione che ben rifletteva la cultura imperante in bassa Pusteria. Si pensi a
tal proposito all'altare di sant'Agostino presso il Convento di Novacella.
Queste tavole mediano con la cultura fiamminga, il richiamo italico dello
spazio dato da Ambrogio Lorenzetti. In Pacher il richiamo all'Italia giunge
attraverso la rinascenza fiorentina guardando interpreti come Andrea Mantegna.
Per questo motivo, ma non solo, le differenze tra i due artisti sono da
ritenersi importanti. Il progressivo avvicinamento stilistico di Uttenheim nei
confronti dell'artista brunicense lo si deve a partire dall'esecuzione
dell'Altare dei Padri della Chiesa che Michael realizzò proprio nel Convento
novacellese, ove era solito lavorare il maestro aurino e dove non escludo che quest'ultimo possa
aver attinto concetti nuovi per le sue opere successive.
Per maggiori informazioni scrivi a fmeditore@libero.it
|